Il mio bambino fa ancora la pipì a letto. E’ preoccupante ?
Una notte un po’ inquieta e al mattino il letto bagnato: una situazione che capita molto più spesso di quanto si pensi. Le stime parlano del 5-10% (alcune addirittura del 25% !) di bambini sotto i sette anni che possono soffrire di “pipì a letto”, tecnicamente “enuresi notturna". Una condizione che imbarazza e preoccupa i genitori ma che è, appunto, molto meno rara di quello che si pensa. Il fatto è che non se ne parla: per vergogna, per pudore, resta un argomento tabù e i bambini che ne soffrono solitamente vengono umiliati o rimproverati per quanto accade. Questo, rappresenta il primo grande errore: un bambino che soffre di pipì a letto non lo fa per dispetto o perché “non è un bravo bambino”. Dietro a questo disturbo ci possono essere moltissime cause, fisiche e/o psicologiche che non vanno trascurate ma, al contrario, valutate con grande attenzione, cura e amorevolezza.
Normale fase della crescita o disturbo ?
Va detto, innanzitutto che si tratta di una normale fase della crescita e che prima dei 4/5 anni di età è piuttosto frequente che si verifichino episodi di questo tipo. Una condizione che può prolungarsi in una piccola percentuale di casi anche fino ai 7 anni e, perfino (in una ristretta minoranza) anche fino ai 10 e che, peraltro riguarda in maggiore misura i maschi rispetto alle femmine. Per quanto sia sempre banale schematizzare, in genere la frequenza delle minzioni giornaliere decresce gradualmente da una media di 12 ogni 24 ore nel primo anno di vita a quattro-sei minzioni a sette anni.
È del tutto normale, quindi, che a un bambino di tre o quattro anni possa accadere di fare la pipì a letto, anche perché generalmente l’abbandono del pannolino inizia a partire dai 18 fino ai 24 mesi circa, con tempi un pochino più lunghi durante il sonno soprattutto notturno, rispetto a quello pomeridiano. È evidente, invece, a questo punto, che sia il caso di comprendere e approfondire le ragioni di episodi di questo genere se accadono dopo i 5 anni di età più di due volte a settimana per almeno tre mesi consecutivi. Inoltre, si devono differenziare le situazioni di “enuresi primaria”, ossia di bambini che non hanno mai smesso di bagnare il letto di notte (e che riguardano circa l’80% dei casi) da quelli dei bimbi che, dopo un periodo di almeno sei mesi di “notti asciutte” hanno iniziato ad avere incidenti di questo tipo (“enuresi secondaria” o “regressiva”, il restante 20%). In ogni caso è bene indagare e comprendere le cause che possono essere di svariato genere: non si tratta di qualcosa di cui vergognarsi o preoccuparsi ma, semplicemente, da approfondire per capire come agire.
Cause famigliari, fisiche e psicologiche
Una variabile importante può essere legata a una storia famigliare di enuresi: infatti, i figli di genitori che hanno sofferto nel corso dell’infanzia di questo disturbo hanno, a loro volta, una probabilità cinque-sette volte superiore rispetto agli altri di fare la pipì a letto; la probabilità aumenta fino a undici volte se l’enuresi ha riguardato sia mamma sia papà. Le ragioni di un’enuresi possono variare a seconda si tratti, come detto, di primaria o regressiva e possono essere sia di tipo fisico che psicologico.
Per quanto riguarda le cause fisiche in entrambe le forme del disturbo, ci sono possono essere vanno patologie della vescica come la cosiddetta “vescica iperattiva”, con aumento della frequenza di bisogno di fare pipì di giorno e di notte oppure anomalie anatomiche e patologie del sistema nervoso. Se il bambino, poi, non ha mai smesso di bagnare il letto durante il sonno potrebbe essere affetto da ritardo dei processi neuro-fisio-anatomici che regolano il controllo sfinterico mentre si dorme, ridotta produzione notturna dell’ormone antidiuretico attraverso il quale viene assorbita l’acqua ai reni diminuendo così l’emissione di urine o, ancora, per una ridotta capacità vescicale rispetto alle dimensioni considerate “normali” per la sua età. La causa, invece, di un’enuresi dopo un periodo di notti asciutte, potrebbe essere legata a infezioni delle vie urinarie o a diabete mellito o insipido a seconda dei sintomi che manifesta. A rendere il sonno più agitato possono contribuire anche altri fattori come problemi di respirazione (ipertrofia adenoidi o tonsille, apnee, russamento) o l’obesità che può essere legata anche a diabete mellito di tipo 2. In tutti questi casi una visita dal pediatra con esami approfonditi aiuterà a risolvere il problema alla radice.
Sono spesso, però, i fattori psicologici e sociali a non far dormire tranquillo il piccolo e a renderlo maggiormente soggetto a pipì nel letto: se il bambino vive un momento di conflittualità e disagio, magari per un lutto, per la nascita di un fratellino o per un clima poco sereno in famiglia o ansia nell’ambiente scolastico può esprimere questo malessere con agitazione nel sonno ed enuresi.
Alimentazione e rituali del sonno possono aiutare
Frequentemente, poi, le ragioni del disturbo sono legate a una dieta sbilanciata del bambino: se l’alimentazione è povera di fibre e (seppur possa sembrare assurdo) di liquidi, il bimbo può soffrire di stitichezza e, di conseguenza, di una pressione sulla vescica che porta alla difficoltà di controllare la minzione nel sonno o, talvolta, anche nel corso della giornata. In questo caso sarà bene rivedere la dieta aumentando l’apporto di frutta, verdura, cereali integrali e succo di mela, in particolare.
Anche il sonno disturbato può causare continui risvegli e incidenti notturni: un buon riposo è importante per garantire serenità ed equilibrio nel bambino di giorno come di notte. Se, fin da subito, si stabilirà un orario regolare per il sonno, con un rito serale della buonanotte per accompagnarlo, ne troverà giovamento potrà rilassarsi e dormire serenamente: può essere utile un bel bagno caldo prima di andare a letto, il racconto di una favola adatta all’età, rallentare i ritmi e abbassare le luci dopo un certo orario. È importante che il bimbo non beva troppo e possibilmente non nelle ultime due ore (o al massimo una) prima di andare a dormire. Da evitare, invece, cibi salati che provocano sete e troppi zuccheri o cioccolato e altri alimenti eccitanti soprattutto la sera perché potrebbero rendere più difficile l’addormentamento.
Tre parole d'ordine: comprensione, ascolto e sostegno
Per tutte queste ragioni è fondamentale non ridicolizzare, sminuire e non rimproverare mai il bambino per il disturbo. Al contrario, il bambino andrà compreso e sostenuto raccontando di aver vissuto situazioni analoghe da piccoli e cercando le soluzioni più adatte come farlo bere poco la sera aumentando invece i liquidi assunti durante il giorno (almeno 1 litro di liquidi tra le 8 e le 18 per regolarizzare la diuresi e migliorare la distensione della vescica), nel corso della giornata “abituarlo” a trattenere l’urina per un po' di tempo o provare ad interrompere il flusso urinario durante la minzione, lasciargli una lucina della notte accesa per consentirgli di andare in bagno se ne sentisse in bisogno. Viceversa, è consigliabile evitare di svegliarlo se dorme tranquillamente (anche se ci sono rischi di “incidenti notturni”) o, comunque, al massimo solo una volta nel corso della notte e resistere alla tentazione di rimettere il pannolino optando, al limite, per le mutandine “trainer” usa e getta o lavabili che simulano le mutandine vere e proprie. Anche coinvolgere il piccolo nel cambio delle lenzuola al mattino può aiutarlo a visualizzare il problema e a prenderne consapevolezza, a patto che questo momento non sia vissuto come una punizione ma solo come un modo per fare qualcosa di utile insieme con la mamma.
Se il disturbo prosegue anche quando il bimbo è più grandicello e ha superato i 5 anni, può capitare che debba dormire fuori casa: in quel caso si dovrà avvisare l’adulto responsabile in assenza dei genitori di vigilare sul bambino ma senza farlo sentire controllato o a disagio; inoltre sarà opportuno fornirgli un cambio extra di pigiama e biancheria e, magari, una traversa assorbente per il letto. Molto comodo sia fuori casa, ma non solo, anche l’utilizzo di pannoloni specifici per i bambini più grandi che soffrono di enuresi notturna, sottili e discreti per evitare di fare sentire a disagio e in imbarazzo il bambino di fronte agli altri suoi coetanei.
In tutti i casi le parole chiave saranno sempre: comprensione, ascolto e sostegno per questo momento delicato del bambino.
Articolo scritto da: Roberta Marino