La bambola steineriana
Morbida, delicata, calda, preziosa: è la bambola Waldorf, forse il gioco che è diventato maggiormente il simbolo della pedagogia steineriana. Con lunghi capelli biondi o trecce rosse, con gli occhi (appena accennati) azzurri o la carnagione scura: non c'è asilo dove non ce ne sia almeno una o, più facilmente, almeno due o tre. Spesso è opera delle mani di qualche mamma o nonna o perfino di qualche bimbo più grandicello: sì perché nelle scuole steineriane anche i bambini possono cimentarsi nella creazione della loro bambola durante le lezioni di lavoro manuale.
La bambola è per tutti: maschietti e femminucce. Non c'è alcune differenza di genere nel gioco con la bambola, così come nella realizzazione della stessa, perché del calore e del benessere che dona ne beneficiano tutti. Così nella casetta realizzata con solo quale telo dai colori pastello, cuscini e una piccola cucina prenderanno posto le bambole coccolate e curate da mani di bimbi e di bimbe.
Per i più piccini c'è il bambolotto con un morbido corpicino appena abbozzato avvolto in una tutina di maglina in tenue tonalità delicate e con la testina nel cappuccio, proprio come un bebè. Le bambine e i bambini dai due anni e mezzo o tre, invece, potranno iniziare a giocare con una bambola dai lunghi capelli di lana, magari raccolti in trecce morbide, cambiando loro i vestiti, anch'essi realizzati a mano prendendo spunto dagli abiti di un tempo.
Realizzare una bambola steineriana per il proprio bambino o bambina rappresenta un'esperienza unica sia per la mamma sia per il piccolo che la riceve: si tratta di un lavoro lungo, intenso, fatto di prove ed errori, di attese, di tempi lunghi e di tanta pazienza. La bambola cresce giorno per giorno nelle mani della mamma: prima la testa poi poco per volta il corpicino, a partire dalle braccia da cui spuntano le manine e poi il busto e le gambe, proprio come lo sviluppo del bambino nel grembo della mamma durante la gravidanza o come un'opera d'arte che richiede una lunga e accurata dedizione. Proprio per questa ragione si sconsiglia a una mamma in dolce attesa di dedicarsi a questa attività.
Non si tratta, infatti, semplicemente di un giocattolo: la bambola steineriana ha un'anima fatta di calda lana grezza naturale, di morbida maglina che la ricopre come un leggero involucro (chiara o scura a seconda della scelta personale) e di una chioma ricca dove ogni filo di lana del capello (biondo, moro o rosso) cresce sulla grande testa passo dopo passo accompagnato dall'uncinetto.
Creare una bambola Waldorf non è solo il classico lavoro manuale come fare a maglia, cucire o modellare: è tutto questo insieme e molto di più. Con la bambola si crea un vero e proprio legame: la si vede crescere, sotto le proprie mani e l'atteggiamento è di grande devozione, cura, attenzione proprio come con lo sviluppo e la crescita di un bambino. Si inizia dalla testa, la parte più difficile forse da realizzare ma anche la più importante: spesso le mamme, le nonne o coloro che, comunque, si apprestano per la prima volta a confezionare una bambola, possono farsi prendere dallo sconforto in questo passaggio. Prove, errori, tentativi mal riusciti e ogni volta ricominciare da capo: esattamente come la prima formazione del feto del piccolo è il momento iniziale e che segnerà tutto il futuro processo di crescita.
Durante tutti i passaggi, che si lavori in gruppo o da soli, è bene mantenere tranquillità, silenzio, attenzione, cura e grande presenza mentale: ogni giorno si riprende la propria bambola e si ricomincia cucendo, infilando la lana, sfilandola, provando e riprovando le giuste misure. Poi al termine del lavoro la si ripone avvolta in panno o in un foulard, con delicatezza e protezione, come si farebbe con un piccolo. Con la stessa cura andrà donata al proprio bambino o bambina: non impachettata come un giocattolo di plastica privo di anima, ma avvolta e trattata con delicatezza come si farebbe con un essere vivente. Un vero gesto d'amore!
Infine, terminato la testa e il corpo in lana ricoperti di maglina e cuciti con punti invisibili, infilati uno per volta i fili di lana nella "calotta" realizzata a uncinetto per creare la bella capigliatura, restano da delineare i delicati tratti del viso, appena accennati: talvolta cuciti con un piccolo punto o altre dipinti con colori acquerello, occhi e bocca sono tre puntini sul volto della bambola dalle guance rigogliose che lasciano al bimbo la possibilità di sviluppare fantasia e immaginazione senza connotati marcati ed evidenti come avviene invece nel sorriso stereotipato delle comuni bambole in commercio.
Prive di canoni estetici già delineati, le bambole potranno ridere o piangere solo con lo sguardo del piccolo e il suo stato d'animo che deciderà in autonomia quale è il sentimento e l'emozione che sta vivendo: in questo modo il gioco si svilupperà in maniera naturale ma sempre diversa. Una bambola da cullare e da scaldare ma che scalda al medesimo tempo, corpo e anima e del bambino mentre l'abbraccia o la tiene accanto durante la nanna: ben diversa dalla fredda e dura plastica inanimata e spesso iper tecnologica!
Una bambola è l'immagine dell'uomo e con essa, chi la realizza, va alla ricerca del proprio Io: non a caso spesso si realizzano bambole a immagini e somiglianza proprie o dei propri figli. In latino bambola si dice "pupe"; in tedesco "Puppe": un richiamo evidente alla "pupa", il bozzolo da cui nascerà una farfalla in una meravigliosa metamorfosi che cresce magicamente e silenziosamente di giorno in giorno.
Allora, forza: armiamoci di ago, filo, cotone, lana e maglina e chiudiamo gli occhi. La nostra futura bambola sta per nascere.
Per realizzare una bambola Waldorf ci si può rivolgere a uno dei tanti laboratori proposti dalle scuole steineriane o attingere da un tutorial on line.
Chi fa da sé può; attingere preziose informazioni passo per passo sul testo "Bambini e bambole. Compagni di gioco fatti in casa" di Karin Neuschuetz, Edizioni Filadelfia.
Articolo scritto da: Roberta Marino