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Senza api l’uomo non ha futuro

Laboriose, temute, preziose, fastidiose: sono tanti gli appellativi legati alle immagini delle api. "Attento ti punge!" è la frase ricorrente della mamma ansiosa per il suo bambino che si avvicina a questo insetto, dimenticando che proprio l'ape, protagonista da sempre di racconti, fiabe, filastrocche e cartoni animati, è il nodo essenziale per la vita dell'uomo e della natura. Alberi, fiori, animali, ortaggi: tutto è legato alla loro esistenza. E non solo per (come si tende a pensare) la produzione del miele ma per tutto quello che fa parte del creato. Le api, infatti, si occupano dell'impollinazione del 70% di piante del pianeta, garantendo in questo modo la produzione mondiale del 35% del cibo in un anno. Su 100 colture, 71 solo legate al lavoro delle api: solo in Europa sono 4 mila. L'intero ecosistema è intessuto con la sua presenza: le api sono anelli portanti della catena alimentare, responsabili del ciclo di fioritura di ogni pianta e, di conseguenza, della frutta e della verdura di cui noi stessi, ma anche gli animali (basti pensare al foraggio), ci nutriamo.

Una celebre frase (pare, erroneamente, attribuita ad Albert Einstein) afferma che "senza le api il mondo finirebbe in quattro anni": fantascienza? Purtroppo si tratta di una realtà e nemmeno troppo lontana. A sostenerlo sono anche i dati allarmanti che da più voci hanno lanciato un grido a sostegno e protezione di questo piccolo e miracoloso insetto così sottovalutato. Lo ha fatto il Center for Biological Diversity che ha contato ben 350 specie di api a rischio estinzione negli Stati Uniti e oltre 700 in calo. Secondo gli scienziati in Europa il 9,2% del patrimonio apistico rischia l'estinzione e per il futuro questo dato dovrebbe incrementarsi (negativamente) di un ulteriore 5,2%. Una strage lenta, progressiva e silenziosa della quale il mondo sembra inconsapevole. In Italia, invece sarebbero già scomparse 176 specie e 791 sono a rischio. Anche la Coldiretti ha evidenziato la minaccia per il patrimonio agricolo: secondo i dati presentati nel 2019, il raccolto del miele sarebbe calato a 9 milioni di chili nella prima metà dell'anno contro i circa 23 milioni dello stesso periodo nel 2018. Responsabili sarebbero stati grandinate e ondate di caldo dovuto al cambiamento climatico sempre più evidente. Proprio quest'ultimo sarebbe la causa principale dell'ecatombe: alla radice di questo cambiamento, tuttavia, ci sono altre ragioni sulle quali è necessario riflettere. Come l'uso di antiparassitari a base di nicotina, molto dannosi e nocivi per le api e altri insetti, i pesticidi, l'urbanizzazione e l'inquinamento correlato: tutti fattori che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza di ecosistemi naturali di cui l'ape è l'anello centrale.

Così, mentre già lo scorso anno sono state numerose le iniziative di sensibilizzazione e informazione su questo fenomeno anche da parte di giovani e studenti, c'è chi ha scelto vie più dirette ma ben esemplificative dello scenario che potrebbe prospettarsi in un futuro senza api. E' il caso di quanto organizzato periodicamente dal Whole Foods Markets, importante catena di supermercati presente in Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti: per sensibilizzare la clientela su questo tema ingiustamente trascurato ha pensato bene di eliminare dagli scaffali tutti gli ortaggi la cui esistenza è legata all'impollinazione di questi insetti laboriosi. Oltre la metà dei banchi (ben il 52% dei prodotti ortofrutticoli) è risultato, seppur temporaneamente, deserto! Uno scenario apocalittico in cui si vedrebbero sparire progressivamente prodotti di consumo quotidiano come mele, meloni, caffè, cioccolato, limoni e la lista potrebbe continuare a lungo.

Che fare, quindi, per evitare questa sciagura e fare in modo che in un futuro non troppo lontano le api siano considerate alla stregua di dinosauri? C'è chi prospetta l'ipotesi di un'impollinazione meccanica, soluzione ben poco naturale e che certo non presta ascolto a una riflessione ben più ampia su come agire per migliorare la condizione della nostra Terra.

Al di là, quindi, di prospettive tecnologiche e fantascientifiche, ci sono piccoli gesti che ciascuno, nella propria quotidianità, può; mettere in atto per dare una svolta a questa nefasta prospettiva.

Ad esempio, coltivare, sul terrazzo o, se si dispone, nel proprio giardino piante o altri fiori selvatici, utili e ornamentali, che offrano aiuto e nutrimento alle api quali lavanda, rosmarino, cumino, calendula.

O, ancora, costruire artigianalmente (o, se impossibilitati, anche acquistandone di già pronti) rifugi per le api selvatiche con legno di quercia o faggio: un dono per loro ma anche per i propri bimbi che potranno accogliere in queste casette i piccoli insetti imparando a conoscerli, rispettarli ed amarli senza averne più timore. Ci si potrà sbizzarrire tra forme e strutture di ogni genere e tipo, da posizionare in zone soleggiate e restando, poi, incantati ad attendere e osservare.

Infine, anche l'acquisto di prodotti da agricoltura biologica che non impattano sull'ambiente e non prevedono l'utilizzo di pesticidi chimici (in particolare i neonicotinoidi derivati dalla nicotina) può; rappresentare un aiuto in più per la loro tutela e sopravvivenza.

Insomma, le possibilità non mancano: sta a noi rimboccarci le maniche per fare in modo che anche in futuro potremo ancora recitare ai bambini storie, racconti e filastrocche che abbiano come protagoniste le api.

"Un'ape operosa,

andava e tornava dall'alveare senza posa.

Facea la spola tra i fiori profumati

e s'infilava sicura tra quei calici stellati.

Il dolce nettare con pazienza suggeva

e di polline dorato si rivestiva,

facendone un ricco bottino

da cui a fatica faceva capolino.

Ritornava carica di ricchezza solare

per nutrir la regina e l'intero alveare.

Dalla fresca primavera alla calda estate,

avea trascorso al lavoro molte giornate:

ma a grande era la soddisfazione

di vedere il frutto di tanta dedizione.

Della terra e del cielo ammirava i segreti

durante i suoi lunghi voli agresti

e nel profondo di quei calici dorati

riconosceva geometrie celesti.

Dalla magnificenza solare

nasceva il frutto del suo gran daffare.

Ella ben lo sapeva

e il suo piccolo ruolo con umiltà svolgeva".

(M.G. Burrini maestra Waldorf)

Foto di Alexas Fotos da Pixabay

Articolo scritto da: Roberta Marino