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Meno traumi con il parto in acqua

La fobia dell'acqua sembra essere una di quelle paure innate che accompagnano tutte le persone sin dalla più tenera età: i primi rudimenti del nuoto con un bambino piccolo, non a caso, sono quasi sempre molto difficoltosi e fonti di ansie. Eppure ci si dimentica di una cosa: prima della nascita il feto si trova immerso in un liquido, quello amniotico, all'interno del ventre materno e in quel liquido trova le condizioni ideali per nove mesi.

E' proprio alla luce di queste considerazioni che si è sviluppata la teoria sui benefici, sia per la mamma sia per il bambino, del parto in acqua, l'elemento naturale da cui proviene la vita. A formularla è stato il ricercatore russo Igor Tjarkowskij in linea con il pensiero di altri due medici: il primo, il francese Frederick Leboyer che, nel suo libro "Nascita senza violenza", invitò; ad accogliere la nascita del bambino in un'atmosfera delicata, nella penombra, immergendolo nell'acqua tiepida dopo aver reciso il cordone ombelicale e il secondo, Michel Odent che, tra le varie posizioni per il parto scelte dalla madre suggerì anche quello in una vasca d'acqua. Non solo: in seguito proprio Odent si accorse che i benefici di una nascita nell'acqua non riguardavano solo la madre ma anche il neonato stesso.

Alla base di tutte queste teorie, vi è una matrice comune: la convinzione che l'acqua possiede effetti rilassanti e anestetici che consentono alla gestante di entrare in uno stato di tipo meditativo, riducendo la secrezione di adrenalina causata dal dolore e dalla paura e, al medesimo tempo, rilasciando le endorfine (gli ormoni che rilassano la muscolatura) evitando, così, la sempre più diffusa richieste di anestesia epidurale. In questo modo la futura mamma può; restare in ascolto dei propri"segni" interiori, dirigendo il proprio parto. Igor Tjarkowskij è andato, poi, anche oltre asserendo che sia possibile non solo la nascita nell'acqua ma, opportunamente guidato, anche l'allattamento. Inoltre, per il piccolo, questo rappresenta un primo approccio rilassato con questo ambiente naturale che si rivelerà altamente benefico per evitare e superare l'antico retaggio della paura dell'acqua sin dalle prime settimane di vita, favorendone lo sviluppo psico-fisico.

Restando, però; sul tema del parto, dalle prime dichiarazioni sconcertanti del medico russo negli anni ‘60, ad oggi, ne è stata fatta di strada: attualmente, infatti, anche in Italia (soprattutto al centro-nord) sono numerosi gli ospedali che offrono la possibilità di effettuare il travaglio e il parto in acqua. In alternativa si può; partorire nella propria vasca di casa o in piscine di gomma gonfiabili e riscaldate, affidandosi all'esperienza di un'ostetrica che potrà seguire la gestante a domicilio.

Molte donne hanno potuto vivere e raccontare con grande gioia questa esperienza, per sé e per il proprio piccolo. L'acqua, infatti, ha il potere di far sentire la mamma protetta e avvolta, consentendole di partorire nella posizione che più le aggrada: è stato, inoltre dimostrato, che il parto in questo ambiente naturale favorisce la produzione di ossitocina da parte dell'ipofisi, avviando con più facilità le contrazioni e riducendo i tempi del travaglio.

Anche il bambino beneficia di questo parto: passando da un ambiente liquido nel ventre materno a un altro acquoso, si ritroverà in una piacevole condizione ideale a lui ben nota. Nessun timore, quindi, che possa ingerire l'acqua ed essere in pericolo: il bebè, infatti, non respira fino a quando non entra in contatto con l'aria, mantenendo la glottide chiusa, e non sono rari i casi di piccoli che aprono gli occhi quando sono ancora sott'acqua.

Ovviamente le condizioni della mamma e del feto devono consentire questo tipo di parto: se non ci sono stati problemi nel corso dei nove mesi e nell'avvio del travaglio, la nascita in acqua può; essere effettuata senza rischi. Viceversa non è possibile effettuare questo tipo di parto in caso di nascita pre-termine, gravidanza gemellare, bimbo podalico, infezioni cutanee e febbre. Se, quindi, la gravidanza è fisiologica e il travaglio regolare, la scelta del parto in acqua non prevede controindicazioni ma, al contrario, molti benefici per mamma e bebè.

Ma come funziona nella pratica?

E' essenziale, innanzitutto, che la vasca sia sufficientemente ampia (di solito una capienza di 600 litri e un'altezza di circa 70 cm.) per consentire alla donna di trovare agevolmente la posizione più comoda nel corso del travaglio e, se il compagno lo desidera, di starle vicino all'interno per vivere l'emozione del parto ancora più intensamente. Inoltre, per motivi igienici, dovrà essere attivo un meccanismo di ricambio dell'acqua, allo scopo di ripulire dal materiale organico (urina, sangue, liquido amniotico) che la mamma può; perdere nel corso dell'espulsione del feto. All'interno della vasca la temperatura dell'acqua deve rimanere sempre costante (intorno ai 37 gradi) per tutta la durata del travaglio (in genere a partire da quando la dilatazione è di circa tre centimetri) e del parto: in questo modo sarà garantito l'effetto rilassante dei tessuti che consente di avvertire meno il dolore delle contrazioni. Non solo: la durata del periodo dilatante si riduce, la fase espulsiva è meno intensa rispetto a un parto tradizionale e raramente viene effettuata l'episiotomia perché si abbassa la probabilità di lacerazioni vaginali.

E' importante sottolineare, comunque, che mamma e piccolo non sono affatto abbandonati a sé stessi come si potrebbe temere: l'ostetrica è sempre presente (spesso massaggiando la schiena della donna per aiutarla a rilassarsi) e il ritmo del feto viene costantemente monitorato. Ad espulsione avvenuta, infatti, il piccolo viene dato alla madre in attesa che il cordone smetta di pulsare: un segnale che il bambino ha iniziato a respirare in autonomia.

In questo modo uscire dal ventre materno per il bambino non rappresenterà più un evento traumatico: il liquido della mamma dove ha trascorso nove mesi sarà sostituito da un altro liquido altrettanto caldo e accogliente e il cordone ombelicale potrà restare in funzione parecchi minuti dopo la nascita.

Il suo primo incontro con la vita potrà così iniziare con delicatezza. E senza violenza.

Libri consigliati sull'argomento :

"Nascere nell'acqua" di Erik Sidenblash – Red Edizioni

"Per una nascita senza violenza" F. Leboyer – Bompiani

Immagine dal web

Articolo scritto da: Roberta Marino