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Compiti a casa Sì o No?

Tra i principali motivi di successo della scuola finlandese, riconosciuta come la migliore al mondo, pare ci sia la scelta di abolire i compiti a casa. Un tema controverso, quello dei compiti, che divide l'opinione tra favorevoli e contrari e che ogni anno solleva un grande dibattito.

Ma partiamo dal principio: il sistema scolastico è centrale per lo sviluppo di un Paese per cui è buon uso interrogarsi sull'esempio fornito dai sistemi più avanzati e l'OCSE, con uno studio mirato sulla qualità del rendimento scolastico, individua in quello finlandese uno tra i migliori al mondo.
Perché?

Intanto in Finlandia il sistema scolastico è primario in termini di investimento. Il paese investe nella scuola oltre il 7% del PIL, raggiungendo così la cifra più alta tra quelle stanziate dagli altri paesi europei. Insomma, nell'ottica finlandese l'accesso ad un sistema scolastico di eccellenza è un investimento e non una spesa, con programmi di studio personalizzati fin dalle medie e una grande valorizzazione del mestiere di insegnante.

E poi, appunto, c'è la famosa questione dei compiti a casa: Michael Moore, regista e scrittore statunitense, ha intervistato la Ministra dell'istruzione Krista Kiuru la quale sostiene che determinante nell'ottica di eccellenza perseguita sia stata proprio la loro abolizione.

In questa prospettiva non sembra del tutto arbitrario pensare che in un sistema scolastico poco attento all'innovazione come quello italiano, il gravoso carico di compiti sia inversamente proporzionale alla qualità complessiva del rendimento scolastico.

Infatti a suon di riforme il sistema scolastico italiano perde posizioni nelle classifiche OCSE per quanto riguarda la scuola secondaria, mentre detiene il primato per assenze ingiustificate, abbandono scolastico e bocciature nonostante gli studenti italiani siano quelli che passano più tempo sui compiti a casa.

Sembra quindi che il metodo finlandese dia risultati decisamente migliori tagliando sul tempo impiegato per studiare e incentivando invece la condivisione e il confronto tra saperi e punti di vista all'interno delle aule, dove si sta rigorosamente senza scarpe e tutto l'occorrente è fornito direttamente dalla scuola, che è totalmente gratuita.

Maurizio Parodi, dirigente scolastico in pensione e genitore, che ha indetto provocatoriamente il "Festival dei compiti assurdi" e ha lanciato una campagna online sul noto sito di petizioni change.org, spiega a Vita.it perché secondo lui i compiti a casa sono inutili (qui l'articolo completo).

Sostiene che 'la scuola italiana non funziona più come ascensore sociale, al contrario è diventata un moltiplicare di diseguaglianza, accentuandone il carattere censitario; come nella metafora di don Milani che paragonava la scuola a un ospedale al contrario: cura i sani e respinge i malati. Il timore, suffragato anche dall'aumento delle "diagnosi", sempre più precoci, è che addirittura si corra il rischio di far ammalare i sani. Un ulteriore dato dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) evidenzia come gli studenti italiani siano tra i più stressati, i più insofferenti rispetto allo studio. Lo dimostrano comportamenti inquietanti come il terrore di ammalarsi dovendo poi recuperare i compiti non fatti, che si aggiungono ai compiti da fare al rientro.'

Insomma, i compiti sarebbero l'ultimo baluardo di un sistema che funziona male e andrebbe non tanto riformato a suon di provvedimenti random, quanto rinnovato in un'ottica multidisciplinare aperta alle sfide del futuro.

Che poi è ciò; che hanno fatto in Finlandia, dove in pochissimi anni sono passati da una situazione di arretratezza ad una di eccellenza attraverso un percorso graduale ma ben strutturato. Tra le altre cose, abolendo i compiti e investendo molto nel sistema di reclutamento e di formazione continua degli insegnanti.

Il ragionamento finlandese non fa una piega: uno studente realizzato, che ha ottenuto risultati eccellenti nel proprio percorso scolastico e formativo, avrà ottime opportunità lavorative e non sarà un peso per gli altri contribuenti bensì un elemento trainante.

Semplice, no?

Articolo scritto da: Gloria Avolio