Bimbo e Natura Prodotti per l'infanzia da 0 a 16 anni

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I benefici del contatto con la natura durante l’infanzia

"I know we've come a long way

We're changing day to day

But tell me, where do the children play?"

Così cantava Cat Stevens nel '70 (Where do the children play, Tea for the Tillerman)

Oggi possiamo ritenere ormai compiuto il processo di inurbamento iniziato più di un secolo fa: se ancora negli anni '60-‘70 resistevano ampie zone edificabili o coltivate alla periferia delle grandi città, in cui echeggiavano le grida dei bambini e lo scarso traffico permetteva loro di giocare per strada, oggi l'ambiente naturale è spesso recintato, circondato da quello antropizzato che pervade ogni spazio.

La campagna e la natura selvaggia per fortuna esistono e resistono, ma è sempre più raro trovare una continuità tra queste e la città. Delle piccole comunità rurali, una volta vivaci e fieramente attaccate alle proprie tradizioni popolari, non rimangono che i fantasmi spogli e silenziosi.

Se opporsi al cambiamento è una battaglia persa e non è detto che questo debba necessariamente portare al peggio, è interessante però; riflettere su come queste trasformazioni abbiano inevitabili ricadute sull'età evolutiva: la vita all'aria aperta non è più una tappa scontata dell'infanzia.

Questa è senz'altro una perdita netta perché se l'uomo è un animale sociale e ha bisogno di una vita culturale e relazionale, in quanto animale ha altrettanto bisogno della natura intesa nella sua accezione più ordinaria: terra, cielo, fiori, prati, alberi e tutta la vita organica che ronza, cinguetta, zampetta incessantemente. Un tempo anche noi ne facevamo parte e, nonostante tutto, continuiamo ad averne bisogno per ascoltarci e ritrovarci.

L'importanza di trascorrere del tempo a contatto con la natura, pur con i compromessi del caso, è stata ormai confermata su tutti i fronti: medici, psicologi, pedagogisti e la comunità scientifica tutta sono concordi nel ritenere che l'ambiente naturale fornisca benefici insostituibili. Benefici che non possono essere attinti altrove e altrimenti.

E' fondamentale innanzi tutto per la stimolazione dei sensi. Al contrario della pedagogia tradizionale, che privilegia solo vista e udito, l'ambiente naturale stimola tutti i sensi contemporaneamente andando a sviluppare non solo l'attenzione intenzionale ma anche l'attenzione diffusa, che a differenza della prima non provoca affaticamento ma, anzi, benessere e rilassatezza.

Il ricercatore americano Richard Louv, autore del libro "L'ultimo bambino nei boschi: salvare i nostri figli dal disturbo da carenza di Natura", sostiene addirittura che i disturbi infantili di deficit di attenzione e l'iperattività con cui spesso sono associati (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD) siano direttamente riconducibili al "disturbo di deficit di natura".

Louv è convinto che un bambino che trascorre il 90% del proprio tempo seduto in ambienti chiusi o in auto, fissando un monitor, un libro di esercizi, una LIM o la televisione sia un bambino con una vita non sana. Poco importano il livello della scuola, della dieta e delle attività extrascolastiche.

Se riflettiamo un momento capiamo che il miglioramento generale delle condizioni di vita ha implicato paradossalmente anche il deterioramento di abitudini sane, sostituite con attività compensative che però; non possono supplire alla mancanza originaria di contatto con l'ambiente naturale.Tutto ciò; che si impara lo si impara attraverso una comunicazione mediata e astratta e a risentirne non è solo il fisico, ma l'apprendimento stesso.

Giocare in spazi aperti e verdeggianti induce pace, capacità di autocontrollo e autodisciplina: questo è stato confermato dalle ricerche di Louv e di altri studiosi dopo di lui. I risultati ottenuti dagli studi effettuati su bambini provenienti da zone urbane svantaggiate provano che la minima esposizione all'ambiente naturale implementa significativamente le risorse attentive generali e contemporaneamente sviluppa le capacità psicomotorie, favorendo le risorse cognitive di ogni bambino.

Questi benefici sono evidenti nella riduzione dei sintomi nei piccoli affetti da ADHD e da autismo. Per questo Louv, pur non minimizzandone la criticità, invita a leggere questi disturbi sotto una luce nuova: chiediamoci se non siano l'effetto di uno sradicamento dall'ambiente naturale, di standard e richieste uniformanti che impediscono il gioco libero in ambienti aperti, l'esperienza diretta, la relazione con gli animali, con l'essere umano e con se stessi.

L'aria aperta e l'assenza di barriere architettoniche permettono la solitudine, il nascondimento, la riflessione e la meta riflessione. I suoni non rimbalzano ma si disperdono, rigenerando le capacità uditive stressate dall'inquinamento acustico. La campagna invita a indugiare, parla dell'attesa, della pazienza e della capacità di fluire coi cambiamenti. Stimola la creatività e l'immaginazione, l'elaborazione di soluzioni alternative.

Tutte queste competenze, fornite al bambino attraverso i cinque sensi dall'ambiente naturale, non sono acquisibili mediante l'apprendimento scolastico se non in via teorica. Via, appunto, che non può; sostituirsi alla via della pratica e ciò; nonostante ha la pretesa di farlo. O ha comunque un ruolo dominante nell'educazione odierna e nei programmi scolastici.

Oltre ai ben noti vantaggi per la salute fisica, in qualche modo compensabili grazie agli sport, la natura risulta essere una maestra insostituibile senza la quale non possiamo conoscerci pienamente: non basta studiarla dietro ai banchi di scuola; ne siamo parte e il distacco da lei ci danneggia.

Teniamolo presente, ora che arrivano le belle giornate! Meglio un pomeriggio all'aria aperta piuttosto che uno trascorso studiando la natura da casa. E' importantissimo per i bambini, ma sicuramente facciamo un regalo anche a noi stessi.

Articolo scritto da: Gloria Avolio