Sincopato, frenetico, adrenalico: è il ritmo che accompagna le giornate nella società attuale, spinta avanti verso il progresso, l’attività, la competizione. Un mondo dove la tecnologia impone modelli sempre più avanzati, rapidi, pervasivi, performanti ai quali gli adulti sottostanno in maniera passiva. Un mondo che, tuttavia, travolge inevitabilmente anche i più piccoli: non c’è tempo per ascoltare i loro bisogni o rispettare la loro lentezza ma, al contrario, sono i bambini che devono adattarsi (volenti o nolenti) a quanto gli viene imposto. Chi mai può; accettare che un bambino si soffermi a raccogliere pigne o sassolini se si deve correre a fare shopping? Chi può; dedicarsi ad ascoltare i racconti del piccolo o le sue richieste di attenzioni su un mezzo pubblico quando c’è la comodità di un giochino sul telefonino che lo può; intrattenere?
Il ritmo lento e scandito del mondo infantile diventa obsoleto e inconciliabile con la frenesia moderna: eppure, di quel ritmo e di una ritualità, il bimbo ha bisogno come del latte della mamma. E’ un nutrimento per il corpo e l’anima, che garantisce una crescita equilibrata e serena: al contrario, purtroppo, i genitori tendono a proporre ogni giorno novità, nuovi stimoli, sollecitazioni sempre più intense che destabilizzano il bambino creando insicurezza e paura.
Il ritmo quotidiano, scandito anche semplicemente dall’ora del pasto, del pisolino, del gioco, della fiaba e della nanna che si mantengono quanto più possibile costanti e regolari, tutti i giorni della settimana, offrono al piccolo un senso di tranquillità e sicurezza. Se il piccolo, ad esempio, sa che la mattina sarà accudito dalla nonna e la mamma rientrerà per il pranzo, una volta che sarà stabilito il ritmo per lui non ci saranno sorprese e questo acquieterà l’animo e i suoi timori.
Allo stesso modo, una piccola preghiera (un semplice ringraziamento alla Terra e al Sole, ad esempio) prima di approcciarsi al pasto, sarà per lui un rituale piacevole e di grande sicurezza.
Secondo alcune teorie pedagogiche, come quella delle scuole steineriane, il ritmo può; essere scandito anche durante i vari giorni della settimana: ad esempio, negli asili Waldorf, ogni giorno è dedicato a un’attività (il pane, la cera da modellare, l’acquerello, ecc..) e, nella medesima giornata, le attività si alternano tra momenti di espansione e momenti di contrazione, tra il gioco all’aperto e la fiaba, tra il pasto e la nanna. Come nella natura le stagioni si alternano senza sorprese ma in un ciclo ben scandito, così per il bambino il ritmo è fonte di benessere. Il sonno, in particolare, ne beneficia: alternato da ritmi circadiani di luce e buio, deve essere appreso nei primi giorni dopo la nascita, perché fino quel momento il piccolo viveva nella “caverna” protetta del grembo materno.
Ecco perché è importante “insegnare” al bambino a dormire attraverso i ritmi e i riti, ben lontani da certe teorie purtroppo ancora tanto accreditate che impongono un rapido distaccamento e una rassegnazione del piccolo dopo lunghe attese e pianti.
“Insegnare” il sonno, impone ritmi e regole anche ai genitori: significa, cioè, che il piccolo dovrà andare a letto sempre alla stessa ora (tra le 19 e mai oltre le 21.30) e non aspettando che il bimbo “crolli”, in seguito a una sovraeccitazione), che non si potranno improvvisare visite dell’ultimo minuto o giochi sfrenati alla sera, che si dovrà evitare di far addormentare il bambino davanti alla televisione, ma si dovrà seguire un rituale piacevole e sempre uguale.
In un’epoca di grande frenesia, movimento, stimoli sempre nuovi, sembra impossibile poter concedere tempo e ritualità: si è accusati di monotonia o di retaggio del passato. Invece, per un bambino (ma verrebbe da dire anche per un adulto), è un dono prezioso per il suo sviluppo futuro: ecco che allora la sera si dovrà iniziare a rallentare il ritmo dopo una certa ora con un certo anticipo rispetto all’orario previsto per coricarsi, con calma, senza impazienza. Gli attimi e le attività che precedono l’addormentamento dovranno essere piacevoli per il bambino: abbassare la luce, magari accendendo una candela, intonare un canto melodioso, raccontare una fiaba che potrà ripetersi anche per una settimana, senza timore di annoiare.
Può; essere benefico un massaggio magari con un olio profumato (lavanda, mandorle dolci) e, poco per volta, i giochi e tutti gli oggetti che hanno accompagnato la giornata in casa inizieranno ad andare a riposare. Quindi arriva il momento più atteso, quello con la “ninna nanna”: il canto ha un effetto magico per i piccoli, la voce calda, bisbigliata e ritmata della mamma (o del papà) rilassa e segue il battito cardiaco e la respirazione. E il piccolo si addormenta sereno: senza nessun timore di viziarlo!
Letture consigliate:
“Ninna nanna, ninna oh…” di Nessia Laniado, Red Edizioni
“Facciamo la nanna di Grazia Honegger Fresco” – il Leone Verde Edizioni