Proprio nel cuore dell’autunno, dopo le prime gelate, accade spesso che un vento tiepido torni a confortare l’emisfero boreale, appena prima che arrivi l’inverno: questo periodo viene chiamato “Estate di San Martino“, e una volta era utilizzato dai contadini per terminare i lavori agricoli, fare bagagli e andare a svernare. Ancora oggi si dice “fare San Martino” quando si il trasloca, e l’origine di questa espressione ha radici nella cultura agricola del passato.
Ma chi era San Martino?
Narra la leggenda di una compagnia di cavalieri che cavalcava al servizio dell’Imperatore per le strade di Francia, in direzione di Amiens. Venivano dall’Italia per dare il cambio alla guardia. Mentre cavalcavano cominciò; a piovere, ed era così freddo che la pioggia congelò; e diventò; ghiaccio, rendendo le strade scivolose. I compagni di Martino incitavano i loro cavalli con la frusta, ma Martino non frustava il suo perché non voleva che cadesse. Il cavallo lo aveva servito bene per tanto tempo. Raggiunse la porta della città, ma il cavallo rifiutò; di passarla, arrestandosi improvvisamente fuori dalle mura della città. Martino vide un povero mendicante seduto davanti al muro, tutto infreddolito: scese da cavallo e con la sua spada tagliò; in due il suo mantello, senza esitazioni, offrendone poi metà al mendicante. Quindi risalì a cavallo ed entrò; in città. Quando più tardi Martino incontrò; i suoi compagni in un’osteria, essi lo derisero e lo presero in giro. Ma nella notte, mentre Martino dormiva, apparve dietro di lui una figura splendente con indosso il suo mantello, che gli disse: “E’ me che hai aiutato”. Era Gesù. Martino non dimenticò; mai questo incontro e decise che, da allora in poi, avrebbe servito un Signore più potente dell’Imperatore.
Il protagonista di questo racconto nasceva intorno al 300 d.C. ed è tra i primi santi non martiri della Chiesa Cattolica, venerato anche da quella copta e ortodossa. Originario di un lontano avamposto dell’Impero romano (più precisamente dell’ odierna Szombathely, in Ungheria), è il rappresentante di una morale più alta di quella che deriva dall’obbedienza al proprio superiore.
Martino, donando metà del proprio mantello ad un mendicante, agisce spinto da un imperativo morale che è quello della solidarietà verso il prossimo, e proprio per l’universale riconoscimento attribuito a questo valore il santo è uno dei più venerati dai culti popolari di tutta Europa. Si dice, addirittura, che fu eletto vescovo di Tours per acclamazione del popolo.
L’11 novembre è la data ufficiale dedicata al Santo nel giorno del suo funerale dalla tradizione Cristiana, che va a sovrapporsi alla fine delle celebrazioni del Capodanno celtico, il Samhain. Questo segnava la fine della stagione agricola, in corrispondenza con i cicli lunari, e venivano accesi falò; e lanterne dai quali ogni famiglia avrebbe preso la fiamma per accendere il nuovo focolare annuale.
Questa festività era la principale del calendario celtico, e aveva la peculiarità di rimanere esterna alla ciclicità temporale: non apparteneva né all’anno vecchio né a quello nuovo, era una fase privilegiata, sacra, durante la quale il mondo dei vivi e quello dei morti potevano comunicare tra loro. Della celebrazione di Samhain si ritrovano ancora le eco nella festa di Halloween, di Ognissanti e di San Martino, della quale ognuna catalizza un aspetto principale integrandolo con le liturgie critiane.
Infatti, come spesso accade, il significato simbolico della festa precristiana rimane conservato nel culto cristiano e la Festa di San Martino, nella tradizione popolare medievale, era una sorta di capodanno contadino che precedeva i rigori invernali e, con l’avvento del Cristianesimo, il periodo di penitenza e preparazione spirituale in vista del Natale.
Nella cultura contadina, l’11 novembre era anche la data in cui finiva la stagione agricola, scadevano tutti i contratti di affitto ed era quindi in questo periodo, durante il quale spesso per alcuni giorni il clima è più clemente, che le popolazioni agricole traslocavano. Allo stesso modo, anche tra i popoli tribali nomadi come alcune tribù nordamericane, questo è il momento in cui i clan si spostavano presso luoghi protetti dove svernare.
Come si festeggia oggi San Martino?
Specialmente in Germania e Scandinavia, il santo viene onorato con un grande falò; (Martinsfeuer in tedesco). I bambini, accompagnati dai genitori o dagli insegnanti, fanno lunghe fiaccolate durante l’ora del crepuscolo fino al luogo del falò;, a partire dai giorni precedenti fino all’11 novembre.
In Germania questa data è tutt’ora l’inizio del periodo natalizio, e sfilando con le lanterne accese si intonano canti dedicati. A fine celebrazione, ogni partecipante porta a casa con sé la propria lanterna fatta a mano. Oggi la fabbricazione delle lanterne è una bellissima attività creativa proposta in molte scuole (qui un video).
La festa delle lanterne così come le altre festività del calendario, come abbiamo visto ha origini antichissime che affondano nella notte dei tempi. Il rischio che corrono queste celebrazioni non è solo che vadano perse, obliate in qualche angolo nascosto della memoria collettiva, ma anche che vengano svuotate di senso se non se ne conoscono le radici più profonde: in entrambi i casi si tratterebbe di una perdita enorme non solo di un pezzo del passato, ma anche di un importante e fondativo nucleo di significato interno ad ogni uomo.