Come faremmo senza questi nonni-babysitter?

Domenica 2 ottobre cadeva la Festa dei nonni, istituita come ricorrenza civile il 2 ottobre di ogni anno con la Legge 159 del 2005 come “momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale“.

A regioni, province e comuni spetta contestualmente il compito di promuovere iniziative per valorizzare il ruolo sociale dei nonni, un ruolo tutt’altro che marginale se si pensa che il supporto dato ai figli lavoratori nella cura dei nipotini è fondamentale per l’equilibrio delle famiglie (a fronte, bisogna dirlo, di uno scarsissimo supporto istituzionale).

“Come faremmo, appunto, senza i nonni baby sitter?” E’ una domanda che moltissimi genitori si pongono. Caregivers fondamentali per il periodo dell’infanzia, là dove non si sostituiscano o non entrino in conflitto col progetto educativo dei genitori il loro ruolo nella crescita dei nipotini è un fattore protettivo per entrambi.

Infatti sentirsi utili e dinamici aiuta i nonni a mantenersi in forma, mentre i nipoti possono contare sul supporto emotivo di figure spesso meno normative di quelle genitoriali e spesso più disponibili in termini di tempo dedicato. In Italia sembra che il 33% dei nonni si prenda cura attivamente dei nipoti, contro l’1,6% della Danimarca.

Molto bene, quindi, abbiamo pensionati presenti, dinamici, felici di occuparsi di figli e nipoti! Una situazione positiva, dal punto di vista affettivo, che però; nasconde l’altro lato della medaglia: la terza età italiana è tra le meno occupate d’Europa, dovendo occuparsi appunto dell’accudimento dei nipotini ma non solo.

Oggi i nonni vivono molto più a lungo, godono di una salute migliore rispetto al passato, sono al passo coi tempi e hanno molteplici interessi. E sono responsabili di una consistente fetta di welfare: c’è chi sostiene che il Paese abbia retto meglio di altri la crisi economica anche grazie al sostegno garantito alle famiglie dai nonni.

Le terze generazioni, insomma, funzionano da ammortizzatore sociale là dove entrambi i genitori lavorano, gli asili costano cari e i figli per necessità tendono a non allontanarsi troppo dai genitori a fronte di politiche sociali di tipo familistico che paradossalmente tendono a non tutelare la famiglia e le donne lavoratrici.

Infatti sono specialmente queste ultime a cercare il supporto dei genitori. Anna Laura Zanatta, studiosa e nonna, spiega in un’intervista per Origami, il settimanale de La Stampa (25-12-2015), che viviamo in un Paese che sacralizza la famiglia ma di fatto non la sostiene: “nel nostro paese c’è molto familismo, molta retorica sulla maternità, ma scarsi servizi e soprattutto scarso sostegno economico”.

La Zanatta parla anche di “mobilità discendente“, quel recente fenomeno che vede la posizione sociale ed economica dei figli mediamente più bassa di quella dei genitori, in netto contrasto con il trend degli anni ’80-’90. Ecco un altro fattore negativo che mette decisamente sotto un’altra luce la presenza dei nonni nella vita dei nipoti: i giovani adulti vorrebbero dipendere meno dai propri genitori, che oltre a continuare a intervenire economicamente risultano indispensabili nelle famiglie monogenitoriali o divorziate, tutti motivi di conflitto che spesso si inaspriscono negli anni rendendo le relazioni familiari un’amara necessità.

Ecco che se il peso dei nonni nel welfare da una parte funziona come fattore protettivo, sia per la terza età sia per il mondo dell’infanzia, oltre a tutte le zone d’ombra già viste purtroppo aumenta anche le disparità sociali perché chi non può; contare sul supporto di una robusta rete famigliare è penalizzato dal punto di vista economico.

Insomma, in un quadro che sta cambiando rapidamente e quindi vedrà sicuramente modificati gli equilibri demografici e culturali, in un Paese nel quale i giovani genitori progettano il proprio futuro sempre più in un’ottica europeista e quindi sono più propensi ad allontanarsi dalla famiglia di origine, va benissimo valorizzare il ruolo sociale dei nonni basta che non diventi una scusa per evitare di riformare il sistema di welfare, strutturato su un modello di famiglia ormai sorpassato.

Che magari, anche i nonni sarebbero felici di prendersi una breve vacanza dai nipotini, ogni tanto!