Storia di una mamma che ha scelto l’allattamento naturale

Un articolo di Repubblica del 28 settembre titola “Il flop degli appelli per allattare al seno: ‘Nessun paese Ue arriva ai sei mesi'”. Allo scadere del terzo mese, in media, il latte artificiale sostituisce almeno in parte quello materno. A vent’anni dalla campagna pro allattamento lanciata da Oms e Unicef, i dati dimostrano che a esclusione della Finlandia i traguardi proposti sono stati disattesi. A partire dall’Italia.

In occasione della Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno (dall’1 al 7 ottobre) abbiamo deciso di lasciare la parola a Jessica per farci raccontare la sua storia, quella di una mamma che ha scelto l’allattamento naturale.

 

L’Intervista:

Le statistiche ci dicono che in Italia il 70% dei neonati al quarto mese viene nutrito col biberon. Questi numeri sono simili a quelli degli anni ’60 -’70, epoca in cui la campagna a favore del latte artificiale spinse molte madri a preferire quella che sembrava la strada più comoda . Come mai tu hai scelto l’allattamento naturale?
Ho scelto l’allattamento al seno perché, come veniva detto anche durante il corso di preparazione al parto, quello materno è un latte più sano per i nostri figli, che riduce la possibilità di intolleranze e allergie future, che abbassa le possibilità di obesità, è ben tollerato dai bambini, crea meno coliche e sicuramente è più pratico in quanto si è sempre “pronte all’uso”. Inoltre la sensazione che hai quando allatti e tuo figlio ti guarda grato è indescrivibile.

 

Ti sei sentita supportata nella tua scelta dall’equipe medica che ha seguito gravidanza, parto e post partum? Ti hanno dato informazioni adeguate?
Ho notato una discrepanza tra la teoria e la pratica, ovvero tra la gravidanza e il post partum. Durante il corso alla preparazione al parto teorico e pratico ho notato una grande spinta nel portarci a scegliere l’allattamento al seno, ci hanno fornito un sacco di informazioni utilissime. Dopo il parto, ora adottano il sistema di lasciarti il bambino al seno subito, senza neanche lavarlo, per la durata di due ore: hanno studiato che proprio in queste due ore avviene una migrazione da parte del neonato verso il seno materno ed è un’esperienza unica. Tutto questo ti porta ad avere una carica ed una energia pazzesche verso la volontà di allattare.
Ma poi c’è il post partum ed è tutta un’altra realtà, le madri sono agitate perché questi bambini impauriti piangono e tu pensi subito che il tuo non mangi abbastanza, che non hai latte e mai ti arriverà. Già in ospedale i capezzoli hanno iniziato a sanguinare, il dolore di quando si attaccava al seno mi faceva tremare. E allora subentra la paura: paura che non riuscirai a portare avanti l’allattamento, che ti verrà la mastite di cui tutti parlano, che soffrirai e avrai la febbre, nel contempo però; cerchi di stare calma, perché lo stress e la paura sono nemiche dell’allattamento. In reparto venivano a chiedere se il bambino si attaccava al seno e se la nostra risposta era affermativa il controllo non andava oltre. A mio modesto parere, dovrebbero controllare come il bambino si attacca, perché è da lì che partono poi le varie complicanze come ragadi, dolori, mastiti. Dovrebbero aiutarti a riconoscere quando stanno effettivamente ciucciando il latte o se sono attaccati al seno come se fossero attaccati ad un ciuccio che li calma, dovrebbero farti vedere con quale intensità svegliarli se si addormentano troppo mentre dovrebbero nutrirsi, perché noi madri abbiamo paura a dare pizzicotti o colpettini a questi esserini indifesi. Devo ammettere però; che qualora noi madri chiedessimo espressamente aiuto, le puericultrici erano presenti, gentili e ci aiutavano a comprendere.
Fondamentalmente ho trovato l’ ospedale molto forte sul piano teorico e un po’ debole su quello pratico: “il bambino non ha un grande picco di crescita? Non stare ad impazzire…tiratelo o dagli aggiunta”. Ho trovato invece veramente bravissime quelle della Lega italiana del latte… loro sì che ti supportano in maniera efficace ed intelligente durante l’ allattamento! Sono eccezionali, se non vuoi abbandonare l’allattamento, ti forniscono tutti gli strumenti per non farlo.
(ne abbiamo già parlato in questo articolo)

Organismi sovranazionali e nazionali (da noi il Ministero della Salute) sono d’accordo nel sostenere l’importanza dell’allattamento naturale fino al sesto mese. Nell’articolo di Repubblica sopra citato, però;, si sottolinea come il suo abbandono precoce non sembri imputabile solo alle campagne disincentivanti portate avanti dalle multinazionali del latte in polvere. Sembra una scelta che coinvolge sì le donne dei paesi in via di sviluppo, ma anche donne altamente istruite del mondo occidentale: si fa riferimento alla libertà di scelta, contro una sorta di mistificazione del ruolo materno, e all’opportunità di conciliare lavoro e maternità. Sembra quasi che per chi sceglie il latte artificiale, questa sia una forma di emancipazione. Tu, da mamma e donna lavoratrice, cosa ne pensi? Hai dovuto sacrificare qualcosa o la possibilità dell’allattamento naturale è parte integrante della scelta fatta, quella cioè di voler essere genitore?
Io personalmente credo che l’allattamento sia una vera missione e le madri devono aver ben presente che può; non essere sempre una passeggiata. Dicono sia la cosa più naturale del mondo, quindi di fronte ai primi intoppi vai in panico.
Ognuno sceglie la tipologia di allattamento che preferisce, io ho preferito il metodo “puro”: non do ciuccio perché può; interferire con l’allattamento, non tiro il latte per evitare di dare il biberon che anch’esso può; interferire. Questo però; vuol dire essere costantemente presente per tuo figlio, 24 ore su 24, giorno dopo giorno, che poi diventano settimane e mesi; passi da una vita dove ti sei dedicato prettamente a te stesso ad un mondo completamente nuovo, dove non puoi allontanarti troppo da tuo figlio perché allattando a richiesta non puoi rischiare. E’ stancante? Sì lo è. Però; come genitore decido di rinunciare a parte della mia indipendenza per sei mesi. Sei mesi paragonato ad una vita… all’intera vita dei nostri figli, una sciocchezza.
Sì mamme, a volte non è la cosa più immediata del mondo allattare, ma è il dono più prezioso che possiamo fare ai nostri figli. Sei mesi, noi e loro, che nessuno ci ridarà mai più. Se si dice ad una madre solo che “l’allattamento è la cosa più bella del mondo” la madre di fronte al dolore, alle iniziali difficoltà dell’allattamento, a tutto il tempo che dedicherà per nutrire il proprio figlio, si sentirà non adeguata, sconfortata. L’allattamento non è sempre facile ma è possibile, e noi donne troviamo forza dove a volte sembra impossibile trovarla.

In qualche modo hai sentito delle pressioni sociali e delle aspettative sia perché tu allattassi, sia perché tu ti affidassi ai preparati artificiali?
Come dicevo precedentemente, durante il corso di preparazione al parto ho trovato una grande spinta verso l’allattamento, una volta nata mia figlia però; mi hanno fatto tornare in ospedale svariate volte perché non prendeva “abbastanza” peso. Non aveva avuto un grande calo fisiologico e piano piano aumentava di peso, ma per il personale medico non era abbastanza, quindi iniziarono ad anticiparmi che forse avremmo dovuto pensare a tirare il latte (ma il biberon non volevo darglielo per il discorso precedentemente fatto) o di dare aggiunta di latte artificiale.
Tutto questo mi mandò; in panico perché io mi sentivo serena, osservavo mia figlia, era tranquilla, mangiava, dormiva, era ben idratata e comunque aumentava di peso, anche se non eccessivamente; io vedevo mia figlia come un individuo unico, non come un campione che doveva rientrare in determinati parametri. Sentivo quindi che qualcuno stava minando la mia serenità e sicurezza di madre. Non ho mai demonizzato il latte artificiale, ma volevo mi dessero la possibilità di fidarmi ed ascoltare di più in mio istinto materno, senza fretta e pressioni di “standard di crescita”.

Nella tua esperienza di madre, nutrire col tuo latte la tua bambina cosa sta significando (in termini emotivi, pratici, fisici ecc. )
Mi è capitato spesso, nell’arco della mia vita, di abbandonare diversi progetti perché troppo difficili o perché richiedevano molti sacrifici e a volte ho scelto strade più semplici. Ora sto allattando da esattamente quattro mesi, io e lei sette/otto volte al giorno, spesso le poppate durano anche un’ora l’una, quindi si può; immaginare quanto tempo abbia dedicato giornalmente all’allattamento. A volte, come dicevo, è stato doloroso, ho dovuto rinunciare a piccole cose, a volte sono stremata fisicamente, perdo un’infinità di capelli ma sono orgogliosa di me, mia figlia che pesa più di 6 kg per una lunghezza di 62 cm ha insegnato a me ad essere forte e trovare una determinazione che forse non ho mai avuto in 36 anni di vita.
Come una donna che dopo vari sacrifici può; dire: “ce l’ho fatta, sono entrata in una taglia 42!” oppure “ce l’ho fatta, ho avuto una promozione!” io posso dire, per ora, ce l’ho fatta, sto allattando mia figlia dandole il nutrimento migliore che ci sia e su questo nessuno può; avere dubbi.